
E’ ormai passato un mese abbondante dalla prima palla a due della stagione NBA 2024-2025, iniziata nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2024 con il match tra i New York Knicks e Boston Celtics, campioni in carica. Sebbene sia ancora prematuro trarre delle vere e proprie conclusioni, la quarantina di giorni appena trascorsi ci permettono di snocciolare delle questioni interessanti, i cui sviluppi nel corso della stagione saranno sicuramente interessanti da seguire. In questo articolo, tratteremo in particolare il caso di cinque diverse squadre, che per un motivo o per un altro stanno sorprendendo, in positivo o in negativo, rispetto alle aspettative iniziali.
Cleveland Cavaliers: fuoco di paglia o concreta contender in NBA?
Con un bilancio di 18 vittorie e 3 sconfitte in 21 gare, i Cleveland Cavaliers sono attualmente la squadra con il miglior record NBA. Un notevole cambio di rotta rispetto alla scorsa stagione, quando la delusione per i risultati e l’insoddisfazione di Donovan Mitchell avevano messo pressione al Front Office per intervenire sul roster.
Il primo grande cambiamento è arrivato in panchina: Kenny Atkinson ha sostituito J.B. Bickerstaff, portando nuova energia dopo tre anni da assistente ai Golden State Warriors. Atkinson ha migliorato l’alchimia di squadra grazie a rotazioni ampie (10 giocatori superano i 18 minuti di media), valorizzando anche i comprimari. I numeri parlano chiaro: i Cavs sono il miglior attacco della lega (122 punti a partita), primi per percentuale di realizzazione da due e tre punti. Mitchell sta giocando da leader, supportato da un ritrovato Garland e dalla coppia Mobley-Allen, ora più affiatata sul parquet.
Rimane però un dubbio: riusciranno a mantenere questo ritmo fino a fine stagione? E saranno altrettanto competitivi ai Playoffs, dove le vere contender si accendono? I più scettici parlano già di “overperforming”, evidenziando i limiti di un organico non all’altezza di altre squadre da titolo.
Solo il tempo darà risposte. Nel frattempo, non resta che godersi questi sorprendenti Cavs, protagonisti di un inizio di stagione scintillante.
No Kawhi, no PG…no problem per i Clippers!
“I saw it as addition by subtraction. More guys are getting opportunities, including myself…”.
Così Norman Powell, guardia dei Los Angeles Clippers, ha risposto alle domande relative al potenziale indebolimento del roster dopo l’addio, in estate, di Paul George.
Con la Star Kawhi Leonard ferma ai box a tempo indeterminato e un James Harden in fase calante, le aspettative iniziali per i Clips erano tutt’altro che rosee. Tuttavia, il record di 14-10 e il sesto posto in una Western Conference più che mai competitiva dimostrano come i Velieri di LA abbiano saputo trasformare le difficoltà in opportunità: ed ecco che le parole di Powell risultano incredibilmente attuali. Lo stesso Norman, Zubac, Coffey e Derrick Jones Jr. stanno registrando la più alta media di punti a partita della loro carriera, con un Harden nella sua miglior versione da quando veste la maglia dei Losangelini.
Detto ciò, il roster presenta comunque delle lacune piuttosto evidenti, soprattutto se confrontato con le corazzate che occupano le posizioni alte della Western Conference. Le possibilità di portare a termine una deep run nei Playoffs sembra molto remota, ma attenzione a sottovalutare gli uomini di coach Tyronn Lue: potrebbero essere una vera e propria mina vagante dell’ovest.
Minnesota Timberwolves: un inizio NBA difficile e l’ombra della trade Towns-Randle
La scorsa stagione, con una cavalcata Playoff interrotta solo in finale di Conference da Luka Doncic e i suoi Dallas Mavericks, i Minnesota Timberwolves hanno stupito chiunque, entrando di diritto nell’elite” della lega e promettendo di rimanerci per molto tempo.
Eppure l’inizio di stagione non si può dire sia stato all’altezza delle aspettative: 8-10 nella prima ventina scarsa di partite, con vistosi problemi di alchimia sul parquet.
Il motivo di questo inizio un po’ zoppicante può essere collegato alla trade che ha mandato Karl-Anthony Towns, pietra miliare della squadra e secondo violino di fianco alla stella Anthony Edwards, ai New York Knicks in cambio di Donte DiVincenzo e Julius Randle. Mentre KAT sta avendo un grande inizio di stagione nella Grande Mela, con 5 punti in più a referto di media rispetto allo scorso anno, i nuovi arrivati a Minneapolis non stanno avendo l’impatto sperato: DiVincenzo è già stato inserito all’interno della lista dei cedibili, mentre Randle sta viaggiando a bassi livelli di efficienza in campo (niente di nuovo per chi conosce la tipologia del giocatore), ancora non del tutto integrato nel sistema squadra.
Oltre alle mere statistiche, i problemi risultano visibili anche solo guardando le partite: il sistema offensivo appare meno fluido dello scorso anno, la convivenza tra Randle e il centro Rudy Gobert sembra molto forzata, con i due che ancora non riescono a condividere il parquet in modo efficace.
Se vogliono almeno confermare i risultati della scorsa stagione, i T’Wolves hanno ancora molta strada da fare; di tempo ce n’è, ma attenzione a non metterci troppo.
Tra infortuni, tanking e un futuro senza Brandon Ingram: le difficoltà dei Pelicans
Da ormai qualche anno, i New Orleans Pelicans “flirtano” con le zone alte della Western Conference, ma fino ad ora senza grandi risultati. Il Draft NBA 2019 aveva portato nel Louisiana il giovane e promettente Zion Williamson: il suo arrivo aveva fatto sognare in grande i tifosi di NOLA, pronti ad accogliere un futuro roseo per la loro franchigia.
Ma a distanza di ormai 5 anni, le cose non sembrano essere migliorate più di tanto, e nella stagione corrente i Pelicans si trovano ultimi ad ovest con un bilancio di 5-19. La squadra ha sofferto, e continua a soffrire, di problemi d’infortuni, con la giovane stella Williamson perennemente ai box per problemi fisici e mai davvero a completa disposizione dello staff tecnico. Quest’anno, poi, la situazione sembra essersi aggravata, con diversi starters fuori per infortunio, e la conseguenza più evidente è visibile nel bilancio vittorie-sconfitte della squadra.
La stagione, visti i problemi di Zion, sembra essere ormai compromessa, e a questo punto la domanda sorge spontanea: è davvero così utopico pensare di tankare per ottenere una scelta alta al prossimo NBA Draft? L’ipotesi sembra farsi sempre più concreta, e con essa inizia a vacillare il futuro di Brandon Ingram. L’ala è ormai da qualche anno al centro di voci di mercato, e NOLA sembra disposta a privarsene per ottenere giocatori giovani e scelte al Draft. Il 16 dicembre è la data in cui solitamente le squadre NBA iniziano a muoversi sul mercato: vedremo BI lontano da New Orleans prima della fine del 2024?
Phila e gli infortuni, ma c’è davvero da stupirsi?
Rimanendo in tema infortuni, un caso da analizzare è sicuramente quello dei Philadelphia 76ers. La squadra, contendente per il titolo ormai da molti anni, si trova terz’ultima ad est, con un record di 6-15. La presa di Paul George in off-season sembrava aver elevato il livello della squadra, con l’ala ex-Clippers che si aggiungeva ad un roster con elementi di spicco come Tyrese Maxey e Joel Embiid.
Già dall’inizio, però, i più scettici si sono interrogati sulla reale integrità fisica della squadra: Paul George ha alle spalle diversi brutti infortuni, e soffre ancora di problemi fisici con regolarità, e lo stesso vale per Embiid, che per aggiunta ha affermato ad inizio stagione di non voler più giocare i back-to-back, per preservarsi fisicamente.
Le paure della pre-season si sono fino ad ora concretizzate, con JoJo che ha giocato 4 partite su 21 e PG 11. Maxey e il rookie McCain, quest’ultimo vera sorpresa e forse unica nota lieta della stagione di Phila, stanno cercando di “tirare avanti la carretta”: ma per come è stato pensato e strutturato il roster è chiaro che la presenza di Embiid e George risulta imprescindibile.
La strada verso i Playoffs è ancora lunga, c’è dunque tempo per provare a risollevarsi. Tuttavia, se la stagione continua su questa riga, con le stars sempre indisponibili o a mezzo servizio, per una franchigia abituata a competere come i Sixers potrebbe mettersi male. Bisogna infatti tener conto dell’ascesa di nuove potenze ad est, Knicks, Magic e Cavaliers su tutte.

 
                                            